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Libri

instransiPaolo Poponessi, L’intransigente. Storia della fondazione de L’Osservatore Romano, Forlì, il Cerchio srl, 2013, pagg. 110.

«Il 1° luglio 1861 usciva a Roma il primo numero de “L’Osservatore Romano”, organo di stampa di grande importanza e “voce” giornalistica del Papa. Lo fondarono Nicola Zanchini, avvocato (nato a Forlì nel 1815; N.d.R.), uomo di cultura e funzionario governativo pontificio, e Giuseppe Bastia (nato a Cento nel 1827; N.d.R.), avvocato e giornalista. Accomunati dalla origine emiliano-romagnola, entrambi fuggiti dalle provincie pontificie appena annesse al regno d’Italia, erano animati dalla medesima volontà di difendere con l’inchiostro e la carta stampata la Chiesa e il Papa che ritenevano minacciati nella loro stessa esistenza e libertà da nuove ideologie e poteri economici, in primis il neonato stato unitario italiano. Attraverso la figura di Nicola Zanchini in particolare, questo libro è l’occasione per approfondire aspetti del tumultuoso periodo storico che va dal tramonto degli stati preunitari all’Unità d’Italia e, ripercorrendo l’attività giornalistica di Bastia e Zanchini, è motivo per conoscere l’impegno e le battaglie de “L’Osservatore Romano”, giornale di taglio moderno in un’epoca di rapide e radicali mutazioni» Prefato da Giuseppe Maria Vian, direttore de L’Osservatore Romano, è questa l’ultima fatica di Paolo Poponessi, pubblicista forlivese amico della nostra associazione, che ha già avuto occasione di presentare nella nostra sede alcune sue precedenti pubblicazioni.

 

personaggiMarco Viroli - Gabriele Zelli, Personaggi di Forlì. Uomini e donne tra Otto e Novecento, Cesena, Soc. Ed. «Il Ponte Vecchio», 2013, pagg. 136.

«La straordinaria pinacoteca allestita da Gabriele Zelli e Marco Viroli ci offre con i suoi cinquanta ritratti frammenti della storia e del volto della Forlì di ieri e di oggi: una galleria di figure, diverse tra loro per origine e per cultura, che tra Ottocento e Novecento hanno interpretato aspetti della vita quotidiana, della politica e della cultura di una intera città, ne hanno rappresentato gli ideali, le attese, le varie e infinite commedie del vivere. Nel loro insieme, i diversi ritratti costituiscono un arazzo multicolore delle memorie forlivesi e ci aiutano a riconoscerci. Non a caso, Luciano Sedioli, nella presentazione, sottolinea che i personaggi evocati non sono chiamati sul proscenio “con lo spirito nostalgico proprio di un cultore del passato, ma con l’amore e l’attenzione di chi ha grande cura del presente. Si parla di personaggi di ieri per parlare dell’uomo di oggi”. Naturalmente, in questa evocazione e ricostruzione di cinquanta destini, la varietà dei casi, la diversa caratteristica degli attori sulla scena, la molteplicità degli ambienti assicurano il divertimento di una lettura intrigante e coinvolgente». Marco Viroli, poeta, comunicatore, operatore culturale, è autore di numerosi libri a carattere storico, in particolare sulle Signorie di Romagna. Gabriele Zelli negli ultimi trent’anni ha ricoperto importanti cariche istituzionali nel Comune di Forlì: assessore alla Cultura e allo Sport, all’Urbanistica e ai Lavori pubblici, presidente del Consiglio Comunale. Dal maggio 1012 è sindaco di Dovadola.

 

ventoCarlo e Chiara Zingaretti, Il Vento e la Torre. Nove ecofavole ravennati, Raven-na, Edizioni del Girasole, 2013, pagg. 128.

L’Autore, nella quarta di copertina, ci informa: «Queste ecofavole sono il frutto della mia esperienza di padre e, soprattutto, di nonno. Con le mie due figlie sono stato disponibile a raccontare favole e a inventarle, quando quelle tradizionali erano troppo impegnative da far comprendere. Con Andrea, il mio primo nipote, è stato un punto d’onore inventarne alcune per farmi voler bene, perché preferisce aver me, vicino al suo lettino, piuttosto che sua mamma, mia figlia Silvia, come sarebbe più logico. Mentre le raccontavo a lui, sono nati altri due nipotini, ancora troppo piccoli, ma che avranno la loro razione di narrazione quando sarà il momento. La copertina, e i disegni introduttivi ad ogni favola, sono di mia figlia Chiara, ricercatrice scientifica nel lavoro, artista dilettante nel tempo libero. Miei i testi». In tutte le storie si respira aria ravennate, con la citazione di ambienti e di località di Ravenna o dei dintorni di Ravenna, ma sempre con una morale ecologica. Dalla descrizione – molto autobio-grafica - dello sradicamento dei contadini dalla terra con il miraggio dello sviluppo industriale, purtroppo foriero di inquinamento, alla rilettura della favola di Cappuccetto Rosso, con il lupo non più divoratore di uomini, ma vittima di insaziabili cacciatori di frodo che uccidono solo per interesse, salvato da una nonna comprensiva e sensibile e da una Cappuccetto Rosso, paladina della natura e della salvaguardia dell’ambiente.